giovedì 24 giugno 2010

Il volo del "coleottero", la fede, e la scienza.

Nei giorni scorsi ho visto alcuni di una serie di video, nei quali un simpatico signore con degli occhiali dalla montatura sottile spiega, in maniera logico-scientifica, le ragioni del suo essere ateo. Ho lasciato qualche commento, e quotato un paio di video. Da agnostico condivido buona parte delle sue argomentazioni, che poi sono quelle "classiche" che hanno sempre costretto i teologi ad arrampicarsi sugli specchi per evitare il crollo di tutto il loro castello di carte. Dal canale scopro che Calogero, così si chiama l'autore, è un insegnante. Questo spiega l'intento didattico e lineare (ma assolutamente privo della pedanteria tipica di alcuni "proffi") delle sue "Lezioni di ateismo". Gli mando l'invito.

La cosa, di per se, non sarebbe tanto rilevante da aprirci un blog, come ho fatto poche ore fa (fatemi gli auguri, amici!:P), se non fosse che mi si è presentata un'occasione d'oro per affrontare un argomento che mi sta molto a cuore: le differenze fra le forme di pensiero c.d. religiose, e il pensiero scientifico.

Il pretesto mi viene offerto dai commenti di un utente che, dopo alcuni post nei quali accusa di stupidità, ignoranza, "non volere vedere" (si badi a questa espressione, che riprenderò più tardi), e altre cose simili le persone che non seguono gli insegnamenti della bibbia, e in cui afferma che gli atei credono in "tantissime cose scientifiche che non vedono" (si parla ancora di "vedere", fateci caso!), argomenta più o meno così:
Alla Cambridge University c'è una scritta che dice: considerando l'apertura alare e la frequenza del battito delle ali, rapportate al peso, è scientificamente provato che un coleottero non può volare.
Da questa frase il commentatore deduce che Calogero, il quale a suo dire crederebbe nelle "cose scientifiche", non dovrebbe credere che il coleottero voli (o addirittura negare l'esistenza stessa del coleottero!), e nel giro di pochi post propone che i non credenti sviluppino un' "apertura mentale" (testuali parole!:D) tale da iniziare a credere in Dio, che sarebbe la vera spiegazione.

A queste argomentazioni ho risposto dicendo, in sintesi, che il fatto che i coleotteri volino rientra nelle leggi di natura, e non potrebbe essere altrimenti, -visto che accade!-, e che, semmai fosse vero quanto affermato dal "cartello di Cambridge", significherebbe solo che non conosciamo la legge che regola quel fenomeno.

In aggiunta a quanto sopra ho dato una dimostrazione per assurdo: se il fenomeno avvenisse al di fuori delle leggi di natura, saremmo (per definizione!) di fronte a un miracolo: I miracoli sono appunto eventi che contraddicono le leggi di natura, e che possono essere spiegati solo ricorrendo a un dio. Se un fatto è spiegabile "secondo natura" non è un miracolo. Penso che non si possa sfuggire a questa tautologia, ...se non introducendo altre categorie "soprannaturali" come per esempio la magia, ovviamente!:D
Se il volo del coleottero fosse un miracolo, comunque, si potrebbero trarre solo delle conclusioni che, nei miei post, ho definito "ridicole": Non si capirebbe perché un dio dovrebbe creare delle leggi di natura per regolare l'universo, e poi creare un'intero ordine di insetti, i coleotteri , che violi sistematicamente i principi che lui stesso avrebbe stabilito. I coleotteri, fra l'altro, sono il più grande raggruppamento tassonomico di organismi del pianeta, con qualche milione di specie differenti.
Altrettanto ridicolo sarebbe pensare a un dio che, ogni volta che uno dei molti trilioni di coleotteri viventi decide di battere le ali, sia costretto a fare un miracolo "on demand". La cosa sarebbe particolarmente ingiusta, aggiungo ora, nei confronti della signora Cesira, l'anziana portinaia del mio stabile, che da anni continua ad andare in chiesa e accendere candele per chiedere il suo piccolo miracolo. Gliene basterebbe uno solo, poverina... e per una sola volta!:D

Il senso dei miei post è stato travisato, cmq, e mi sono visto rispondere (in verità dopo un'onesta ammissione di non avere compreso il mio discorso), che la mia è una teoria idiota (testualmente: "teorie così idiote non le avevo mai sentite"), e che la spiegazione migliore sarebbe un dio che "tutto può" (la vecchia "onnipotenza" tanto cara a S. Agostino) e che noi non riusciamo a comprendere. I "noi" che non comprendono sarebbero i non credenti, inutile dirlo. Chi ha fede in dio, (e nella bibbia), ha già risolto il problema, ...ovviamente!

Ho risposto spiegando di nuovo il paradosso, (che ovviamente è una teoria idiota solo se, travisandone la sua natura di paradosso, la prendi sul serio), e concluso con due piccole domande: "Sicuro, poi, che quella frase sia vera? Hai le prove matematico-fisiche?".

Ero certo che queste prove non ci fossero, data l'enormità dell'argomento, ma ho voluto ugualmente fare una ricerca in rete, per trovare da me la risposta, ed ecco cosa ho scoperto:

Il fatto che il volo dei coleotteri non sia spiegabile scientificamente è solo una leggenda metropolitana! :D

Come tutte le leggende metropolitane, ne esistono tante versioni: in alcune cambia il nome dell'insetto, che non sarebbe un generico coleottero ma, di volta in volta, un'ape, un bombo, un calabrone, etc. etc. In certi casi è l'università ad essere diversa, diventando quella di Gottingen in Germania, o altre sparse per la Svizzera, l'Australia, o dovunque la fantasia del narratore decida di ambientare il racconto.
Anche i personaggi cui il fatto si riferisce vengono descritti a volte come un gruppo di ricercatori "impegnati" in una gita in campagna, a volte come dei professori universitari, etc. In un caso vengono forniti dei riferimenti precisi, che non ho cmq verificato: tutto sarebbe citato nel libro "Le Vol Des Insects" (1934), dell' entomologo francese Antoine Magnan, che riferirebbe circa alcuni calcoli fatti dal suo assistente di laboratorio, tale André Sainte-Lague, circa la forza di portanza che si esplicherebbe sulle ali di un bombo, e dai quali emergerebbe che l'insetto in questione potrebbe reggere solo una metà circa del suo peso.

Sfrondando i tanti aspetti della leggenda, rimane comunque un fatto fondamentale: qualcuno, (poco importa se il già nominato Sainte-Lague, il fisico tedesco Prandlt o altri), avrebbe tentato di applicare al volo del nostro qualsivoglia coleottero i principi fisici che valgono per gli aeroplani, che hanno un'ala fissa e creano (relativamente) poche turbolenze. In altre parole, quei calcoli dimostrano solo che l'insetto in questione non potrebbe stare in aria ...se a lui si dovessero applicare i principi validi per gli aeroplani!

La realtà è che le ali stesse dell'insetto creano delle grosse turbolenze nel fluido (l'aria) in cui l'insetto si muove, che conseguentemente reagisce secondo un modello diverso da quello applicabile a un aereo, (che notoriamente non batte le ali!). Chi è interessato ai dettagli scientifici può partire da una ricerca su "numero di Reynolds" e "regime turbolento". Il materiale interessante disponibile in rete è tantissimo, anche nella nostra lingua.

Altro fatto notevole: nella mia ricerca ho trovato molte pagine in cui si afferma che in realtà la famosa "scritta di Cambridge" (o di Gottingen, o di qualunque altro luogo), non esista neppure. Per esempio non sarebbe presente nessun riferimento ad essa nei siti riconducibili alla famosa università e, a fronte di tantissimi post che ne negano l'esistenza, non ce n'è nessuno che la indichi direttamente.
Negare l'esistenza di una cosa, come sa benissimo chi si è occupato del problema di Dio, è un compito estremamente arduo, ma finché qualcuno non mi farà vedere (ecco di nuovo questo verbo che ricorre spesso!) il famoso cartiglio, io posso solo ritenere probabile che esso non esista. La cosa non è comunque determinante. Mi basta avere confermato che fra il volo del calabrone, (o quello che era), e le leggi della scienza non c'è nessuna contraddizione.

Per il momento penso di essermi dilungato abbastanza, e rimando a un prossimo post i promessi chiarimenti sulle differenze fra metodo scientifico e metodo (se così si può dire!) della fede.

La conclusione provvisoria del mio racconto è al momento questa: stia pure tranquillo il nostro amico credente. Il Prof. Calogero può continuare a fidarsi della testimonianza dei suoi occhi, che gli dicono che i coleotteri volano, senza bisogno di postulare l'esistenza di un dio, argomento sul quale nell'ambito della discussione intercorsa, o di qualunque altra di cui sono al corrente, non è stata fornita alcuna prova.

Il resto lo spiegherò la prossima volta. :-)